DA ZURIGO. Filologia presente e passata

Nuove sfide all’orizzonte per i filologi d’autore. La Vorlesung “La critica degli scartafacci” tenuta dalla professoressa ordinaria della cattedra di letteratura al Romanisches Seminar Tatiana Crivelli Speciale, raccoglie e rilancia agli studenti diversi interrogativi di sorta.

Le scartoffie, carte “sudate”, corrette e riscritte, hanno avuto un percorso storico peculiare. In primis manoscritti, questi sono poi diventati, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Johannes Gutenberg nel 1453, dei testi stampati, corretti a mano dagli scrittori, senza per questo comportare la scomparsa dell’autografo.

Con la macchina da scrivere è apparso il dattiloscritto, corretto con il bianchetto qualora vi fosse un errore che non motivava la riscrittura dell’intera pagina. Questo fornisce al filologo i materiali necessari per andare a ricostruire la versione finale dell’opera, il più possibile vicina alla volontà dell’autore, ricostruendolo attraverso alberi genealogici, secondo il metodo Lachmann, o prendendo il testimone, che secondo il filologo è il migliore, secondo il metodo Bédier.

Oggi scrivere al computer – e paradossalmente salvare il file – significa anche l’eliminazione di quello che era scritto in precedenza. Sono dunque aperti gli interrogativi sulla modifica intrinseca o meno del modo di scrivere, o del cambiamento radicale del lavoro del filologo.

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, ottobre 2018.

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