DAL LICEO

C’è chi viene e chi invece se ne va. Noi studenti, dal primo all’ultimo, del primo e dell’ultimo anno, che ci salutiamo con la mano, ancora non ce ne andiamo. Ne sono passati tanti tra queste mura sempre uguali: un andirivieni come quello che in fondo ci caratterizza. Un vagare, spostarsi, trovarsi, per appagare questa mancanza di qualcosa. Un qualcosa non ancora ben definito, la ricerca di un oggetto che non abbiamo perso. Ci caratterizza un momento, intenso e transitorio, che ci accende per un attimo di fuoco. E poi l’onda passa, il mare continua a sussurrare dolcemente, viene, e di nuovo se ne va.

Di questi momenti è fatta anche la novità, che, come ogni anno, continua a ripetersi, sempre diversa e in fondo sempre uguale. Siamo noi che la viviamo, appassionatamente, caoticamente, siamo noi a colorarla con le nostre emozioni. Ricominciata la scuola, ancora ci soffermiamo al varco della porta, inspiriamo forte.

Siamo come un banco di pesci, magari un po’ spaesato, ognuno si accomoda ad un pulpito immaginario, accanto ad un nuovo compagno. Alla fine ci somigliamo un po’, no? Rimaniamo catturati tra le maglie delle reti appese ai soffitti, una vecchia novità, o ci cattura la retorica pungente di una lezione particolarmente interessante. Siamo parte della massa e contemporaneamente cerchiamo di contraddistinguerci, ma non lo faremo di certo essendo in ugual modo tutti alternativi.

Novità? Ce ne sono tante, forse qualcuna in più per noi studenti di quarta. Noi ultimi siamo già un po’ altrove, lo sguardo e i pensieri rivolti a un futuro che ci appare più grande, una novità gigante. Un viaggiare senza andare, che contempliamo fuori dalle finestre aperte, che volteggia con il pulviscolo nei tediosi raggi di sole che attraversano la classe. Una gomitata tra compagne, “Non senti questa malinconia volare tra i banchi, i respiri fermati a metà?” “È arrivato il nuovo manuale”.

Dai sogni dell’estate torniamo con i piedi per terra, la penna in mano. Brusio nell’atrio, fogli volanti, sveglie rimandate, penne riordinate con gran cura nell’astuccio.

E per questi primi, ultimi istanti ancora ci perdiamo tra le nubi di questa nuova attesa, e nel silenzio di un anno che inizia aspettiamo che lo sguardo del nuovo giorno cali su di noi.

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, settembre 2016.

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