CERVELLI IN FUGA

Fake news: intervista al professor La Fauci: questioni di prospettiva e verità.

Oggi siamo all’incirca 8 miliardi. Anche sulla scena dell’informazione, che sia cartacea o online, una massa di attori attivi e passivi che nel corso degli anni è aumentata esponenzialmente. Di conseguenza anche un volume di notizie, un fiume che si amplia senza poter fermare con una sola voce la risonanza prodotta: “è falso!”

“Mentre prima le masse ricevevano semplicemente l’effetto e lo moltiplicavano poi nei loro modesti ambienti oggi invece le voci del coro sono diventate tantissime, basta poco per scatenare, tra i mi piace e le condivisioni ad esempio, effetti ondulatori, come se cadesse una pietra e provocasse tante onde”, commenta Nunzio La Fauci, professore in cattedra di linguistica al Romanisches Seminar a Zurigo. “In questo momento non ci si fa semplicemente propagandisti nel piccolo ambito. Basta pensare alla vecchia idea di un villaggio sempre più globale in cui le voci, anche singole, del villaggio, si spandono moltissimo. La vecchia idea del villaggio globale di Marshall McLuhan, che si è ingigantita con il mondo delle reti sociali e l’internet.”

Non più una, ma cento, mille voci che si accalcano davanti a un muro invisibile, ognuno dispensatore generoso, interessato; ogni meccanismo producente falsità ben oliato da un preciso sistema di strategie e obbiettivo.

“Abbiamo diffuso uno spasmodico bisogno di verità, la gente compra verità.” Afferma il professor La Fauci. “Il problema ora è che ci sono tanti, molti più rivenditori di verità, chiunque può venderla. Prima c’erano le grandi industrie dell’informazione che vendevano la verità: le televisioni, le testate, le radio E c’era un contratto di fiducia tra chi leggeva queste cose e chi le diffondeva. Si chiamava “Verità” l’organo del partito comunista sovietico Pravda: l’informazione era fondata sull’idea di verità, e tutti pretendevano di dire la loro.”

D’altra parte ogni volta che presentiamo qualcosa lo rendiamo secondo la nostra prospettiva, il nostro punto di vista, secondo il nostro modo di sentirne la pertinenza. “Per determinare la veridicità di una voce c’è l’affidabilità che noi attribuiamo alla fonte da cui viene quella voce. Nella dispersione completa in cui adesso viviamo, nel vocio assoluto che adesso viviamo, in cui è veramente difficilissimo distinguere qual è la fonte, la credulità impera. Oggi visto e considerato che abbiamo smontato questa storia della verità assoluta, sappiamo che non possiamo “acchiapparla” facilmente, restiamo sempre sul “chi vive”. Anche la credenza che ci siano dati oggettivi è una credenza già da post-verità. Presentiamo i dati oggettivi senza dire mai che nella rilevazione di qualsiasi dato c’è una relazione tra chi li rileva e quello che viene rilevato. Il dato non nasce mai da sé, c’è sempre bisogno di qualcuno che lo rilevi. Basta vedere a quale dei numeri noi diamo importanza. Ci sono aperte falsità, ci sono menzogne, ma anche nel campo dei dati verificabili c’è sempre la scelta che noi facciamo.”

Verità assoluta: un mito davvero estinto, disutopizzato? Se così fosse non vi sarebbe più interesse nella ricerca della conoscenza, nel discernere la realtà per quello che è e non per come si presenta a noi, candidamente vestita. Ma tra lettore e lettore rimane ancora una sottile linea tra la disponibilità e la critica. Mutatis mutandis, affastellate le più disparate voci, e sul browser di ricerca spesso una sola fonte di informazione.

“Era il sogno della modernità, portare tutti sullo stesso livello” conclude il professor La Fauci. “Rispetto a tanti anni fa la diffusione almeno della lettura di base è cresciuta. Tutta la gente che si informa ovviamente non è tutta al livello di quella che un tempo si informava. L’obbiettivo era portare tutti a livello alto, mentre la realtà è che ci stiamo portando tutti a livello basso. Sono le due direzioni del moderno che confliggono.”

Resta ancora da vedere nei prossimi anni quale corso prenderanno le testate più importanti, messe a confronto con una numerosa concorrenza. Scenderanno in campo pronte a cedere il vertice o saranno loro a dettare le condizioni, tutelando la nostra ricchezza linguistica?

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, dicembre 2017.

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