Festival Internazionale del Teatro FIT

“Scegliere di fare arte, anche se oggi questa è un’idea desueta, è un atto politico.” Afferma Paola Tripoli, direttrice artistica del FIT Festival. “Trovo sia necessario più che mai oggi tornare a interrogarsi sui nostri gesti, su quello che facciamo e anche su quello che non facciamo e provare a capire quali sono le reali conseguenze. Pensare che la guerra, la privazione delle libertà fondamentali, la miseria non ci riguardano, solo perché sono fatti lontani, è una stupidaggine. Basta andare in un aeroporto, ad un concerto, in una piazza di una grande o piccola capitale europea, per capire quanto la “paura globale” ci tiene prigionieri. Ecco perché penso che bisognerebbe ricominciare a interrogarsi.”

Una kermesse all’insegna dell’attualità e del moderno quindi, che si profila anche seguendo “una linea estremamente politica” secondo le parole di Carmelo Rifici, direttore artistico di LuganoInScena.

E quest’anno infatti è stato proprio il Festival Internazionale del Teatro ad aprire il sipario della stagione di LuganoInScena, una collaborazione che prende vita tre anni fa. “Ci siamo arrivati molto semplicemente: io e Carmelo Rifici ci siamo incontrati un pomeriggio di quattro anni fa a parlare nel suo vecchio ufficio e abbiamo capito che, vista la stima reciproca, l’unica e intelligente cosa da fare era quella di collaborare. Così è stato da subito. Abbiamo iniziato una grande sinergia che fa bene a tutti: al nostro Ticino, alla nostra Lugano e al nostro pubblico, e i risultati sono evidenti. È stato un cambiamento fondamentale se si pensa che il FIT Festival a partire dal 2005 e fino al 2014 aveva come diretto concorrente la stagione teatrale della Città, dato che la programmazione si svolgeva nelle stesse date.” Commenta Paola Tripoli. Una collaborazione che dà più ampio respiro all’atmosfera culturale e internazionale che pervade ogni anno la città di Lugano, appena ricominciate le scuole. “È un festival che vuole quindi armonia, tra polis ed individuo, tra il tutto e le singole parti, uno spazio pubblico nel quale tutti i cittadini possano sentirsi parte fondamentale, partecipando.” I cittadini in primo luogo, e i ragazzi come protagonisti della Giuria Giovani, una giuria che alla fine del Festival FIT ha il compito di premiare uno dei cinque spettacoli selezionati nella categoria YOUNG&KIDS. Coordinatrice della Giuria Giovani e del Giornale del Festival, redatto dai ragazzi stessi, da due anni Monica Muraca segue il lavoro di analisi e approfondimento dei pezzi di teatro, accompagnando i ragazzi in questo percorso ricco di conoscenza, approfondimento ed emozioni. “I giovani si avvicinano e guardano uno spettacolo a teatro con meno preconcetti dell’adulto, forse con una soggettività propria meno schermata come è quella dell’adulto, il giovane è maggiormente predisposto ad accogliere con meraviglia quello che vede, stupendosi, interrogandosi su quello che vede e spesso gli spettacoli visti insieme suscitano infinite e inesauribili domande.”

Una novità di quest’anno, oltre ai quaderni del FIT, che raccolgono le riflessioni e i punti di vista di professionisti che provengono da ambiti diversi in merito agli spettacoli in programmazione, è stata la collaborazione di due redattrici della rivista italiana cartacea e online “Stratagemmi”, Camilla Lietti e Alessandra Cioccarelli. “Le possibilità erano tante: ci siamo suddivisi gli articoli, le recensioni, le interviste agli attori o al pubblico. In un secondo tempo ci hanno aiutato a focalizzarci sui punti da guardare, come seguire uno spettacolo e come scriverlo al meglio. Il pezzo vincitore è stato “Niña” della compagnia teatrale Gatto Vaccino, che abbiamo premiato per il fatto che rispecchiasse molto di più la vita di un adolescente, anche noi ci siamo davvero immedesimati.” Racconta Elia Jacop, studente al quarto anno di grafica alla Csia di Lugano.

Simbolo di questo festival lo struzzo, a simboleggiare lo status quo del nostro non vedere il presente, un mondo-Eden che “assomiglia sempre di più all’inferno” finisce la direttrice Paola Tripoli. “Il teatro si pone in tanti modi: noi vorremmo ricominciare a pensare e a vedere. Vedere la bellezza che contenga in proporzioni esatte melodia e rumore. Pensare a un possibile ordinato caos.”

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, ottobre 2017.

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