DA ZURIGO. Cyberfemminismo a Zurigo

La «feministiche Woche» a Zurigo, allestita dall’istituto di Storia dell’arte dell’Università, è stata costellata da innumerevoli mostre, conferenze e seminari circa il tema del femminismo. I riflettori dell’evento, nella settimana dal 4 all’8 marzo, sono stati puntati sulla donna e il cyberfemminismo. La prima ondata del femminismo, tra Otto e Novecento, è caratterizzata da rivendicazioni quali il suffragio universale o il diritto delle donne all’istruzione; la seconda, di pari passo con i grandi movimenti studenteschi degli anni Sessanta-Ottanta, si concentra sulle disuguaglianze, anche a livello sessuale, combattendo per la pillola anticoncezionale o affrontando i discorsi sull’aborto e il divorzio. Con la terza ondata, definita anche post-femminismo, si mette in discussione l’opposizione binaria maschio/femmina, aprendosi anche a soggetti altri, introducendo il queer, mettendo in luce le molteplici e possibili identità di genere, non rispecchiate dall’antitesi dicotomica. «Femminismo»: utilizzato oggigiorno da molti come termine ad accezione negativa, ritenuto una corrente estrema; invero la definizione attuale sfugge alle grinfie della generalizzazione. Il cyberfemminismo si ispira agli studi di Donna Haraway, per la quale i termini dualistici sono venuti a cadere definitivamente, in favore di uno sviluppo in cui il lato umano e quello meccanico sono inscindibili. Così si crea il paragone con la trasgressione delle barriere tra animale, uomo e macchina, lasciando aperto uno spazio di indeterminatezza. È questo il punto da cui partire oggi a riflettere?

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, marzo 2019.

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