Studenti in difficoltà: attratti dalla farmacia?

Si registra un aumento negli ultimi anni del consumo di farmaci da parte dei giovani, soprattutto durante il periodo esami. Da uso moderato a periodico, la tipologia di farmaci, impiegati per ottenere effetti diversi, è molto vasta, spiega Valdo Pezzoli, primario del servizio di pediatria dell’Ospedale Regionale di Lugano. In generale lo scopo è quello di ottenere un miglioramento delle capacità cognitive, aumentando la soglia dell’attenzione e la concentrazione: si tratta di un effetto generale di neuro enhancement. Il dottor medico Pezzoli espone, in maniera complessiva, cinque tipologie di farmaci, con i loro effetti, utilizzate in maniera più o meno frequente dai giovani.

Vi sono dunque le sostanze antistress, come antidepressivi o ansiolitici, usati per togliere il senso di ansia e possibili da prendere anche senza ricetta medica; gli psicostimolanti, contenenti sostanze che agiscono direttamente sul cervello; i ricostituenti o integratori (composti misti con aminoacidi, vitamine, carnitina), utilizzati di frequente da chi fa sport; gli anabolizzanti, per migliorare o aumentare la qualità del metabolismo. Infine, come ultima categoria, sostanze utilizzate per automedicazione, come alcol, sigarette (nicotina), caffè e THC. «Il problema» rivela il medico «è l’uso improprio che si fa di queste sostanze o farmaci: bisognerebbe utilizzarli solo in caso di effettivo bisogno, in particolare i medicamenti contro i deficit, ad esempio della concentrazione». Gli effetti collaterali dell’uso improprio di alcuni medicamenti si pagano: gli psicostimolanti creano una dipendenza, non solo da un punto di vista medico, ma anche psicologico: si teme di non poterne più fare a meno.

Si tratta però di casi estremi: raccogliendo i dati di alcuni studenti zurighesi che ne fanno uso, gli integratori, gli ansiolitici e il caffè sono più utilizzati degli psicofarmaci. Condurre uno studio di questo tipo, rivela il dottor Pezzoli, è difficile: uno studio del 2017 fatto nel Regno Unito, dove vi sono grandi e importanti università, ne rivela l’uso da parte del 25% degli studenti. «È sempre difficile poter giudicare i dati di un campionario di studenti: ad esempio quelli dell’ultimo anno hanno un carico di lavoro maggiore. I dati sono però interessanti per il fatto che effettivamente c’è una percentuale di studenti, e in Europa, sulla scia dell’America, questa fascia sta aumentando».

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, marzo 2019.

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